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Massa Carrara - Disoccupazione, la provincia sprofonda: maglia nera nel Centro Nord

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2016 11:12
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02/08/2016 11:12
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Massa, 12 aprile 2015 - La provincia apuana ha il peggior dato statistico occupazionale del Centro Nord e persino, se escludiamo Frosinone, il più brutto in assoluto fino a Caserta e la Campania in generale». E’ amareggiato Andrea Figaia, segretario provinciale della Cisl, mentre guarda i dati Istat sul tasso di disoccupazione in Italia relativo al 2014. Dati che indicano come la crisi, almeno qui, peggiora. Perché nel 2012 il tasso ufficiale di disoccupazione, nella nostra provincia, per gli over 15 anni era del 12,9%, nel 2013 scese al 12,1% ma lo scorso anno è rimbalzato al 16,4%. E se guardiamo la fascia d’età tra 15 e 29 anni sale addirittura al 49,1%. «Secondo la nostra Camera di Commercio i disoccupati over 15 anni sarebbero oltre il 20%. La differenza con l’Istat – spiega Figaia – nasce dal fatto che molti, purtroppo, non provvedono più nemmeno a registrarsi presso gli uffici preposti a formare le liste di disoccupati». In pratica chi vuole lavorare deve lasciare la provincia. Ma non deve andare lontano. In provincia di Pisa, in percentuale, i disoccupati sono la metà. Ci sono meno senza lavoro anche a Pistoia e La Spezia. L’unica provincia che, almeno in percentuale, rivaleggia con quella apuana è quella di Lucca. Ma solo se sei un maschio tra i 15 e i 24 anni. Se guardiamo invece i dati della disoccupazione femminile, la provincia di Massa Carrara non teme rivali. Le donne senza lavoro, nella fascia d’età tra 15 e 24 anni, sono il 67,8%. A Pisa sono il 27,3%. «Qui la ripresa appare ancora come una chimera – commenta il dirigente Cisl – . La disoccupazione è altissima soprattutto per le ragazze, ma ricordiamo che due anni fa registrammo addirittura un 87% di disoccupazione femminile che ci fece entrare nelle 5 province peggiori in Italia. Le difficoltà sono diffuse: non esistono espansioni industriali (vedremo cosa porterà lo yard a Marina di Carrara del ‘Pignone’ quando partirà), l’artigianato tiene a fatica ma non si può parlare di nuova occupazione. Il lavoro nero è sempre più presente fungendo da ‘delocalizzatore locale’ (non vado in Cina ma opero qui a costo zero accettando il rischio dei controlli come ultima ratio per non perdere commesse e poterci guadagnare qualcosa), il turismo diventa un ammortizzatore locale atipico nel senso che da lavoro ad un pò di gente ma solo per tre mesi e comunque, nel migliore dei casi, con l’utilizzo di contratti a tempo determinato. Vedremo con i dati del 2015 – conclude Figaia – se il Jobs Act – con le sue contraddizioni – aiuterà solo a stabilizzare un pò di precariato oppure a creare nuovi posti di lavoro, anche grazie agli incentivi». (Fonte: La Nazione)
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