IL RAPPORTO tra giovani e lavoro è sempre più in crisi. A maggio 2010 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia è salito al 29,2% dal 29,1% del mese precedente. Un dato allarmante se si pensa che nello stesso periodo, in Europa, era disoccupato il 19,9% di giovani nella zona dell'Euro e il 20,5% nell'intera Unione Europea. E in Toscana com'è la situazione? Rispetto alle altre regioni i dati del 2009 sulla disoccupazione giovanile (tra 15 e 24 anni) mostrano una panorama meno grave, anche se comunque preoccupante: in Toscana ci si ferma al 17,8% (stanno meglio Valle d'Aosta 17,5%; Veneto 14,4%; Trentino-Alto Adige 10,1%). Niente in confronto alle 6 regioni italiane che superano il 30%, con il record della Sardegna ferma al 44,7%. «Ma i giovani - sostiene Alessio Gramolati, segretario della Cgil Toscana - sono gli ultimi ad entrare stabilmente nel mercato del lavoro e i primi ad uscirne nei processi di crisi. Addirittura la Toscana è 20 punti sotto la media europea quanto ad utilizzo dei giovani con titolo di studio». Secondo il rapporto Irpet sullo stato del lavoro in Toscana (gennaio 2010), il 9% dei laureati occupati si sposta dalla Toscana, soprattutto verso altre regioni del centro-nord. In base ai dati forniti dalla Regione Toscana - riferiti al 1º trimestre 2010 - i giovani risultano i più penalizzati anche nell'avviamento al lavoro. La fascia dai 15 ai 24 anni che aveva fatto registrare un -19,6% nel triennio 2008-2010, si ferma ora ad un misero +1,7% nel confronto con l'anno precedente. Appena meglio della fascia 25-34 anni (-18,9 nel triennio; +1,2 rispetto al 2009). Tanto per fare un raffronto: gli avviamenti al lavoro nella fascia dai 45 ai 54 anni avevano fatto registrare un -3,0 nel triennio, mentre ora si assestano a +2,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Una fotografia confermata anche da un'indagine (1999-2009) sulla condizione giovanile in Toscana, che analizza le differenze tra i più giovani e i trentenni. I primi sono impegnati nella quasi totalità all'interno dei percorsi formativi, mentre per l'80% dei più "vecchi" il lavoro è una realtà consolidata.
fonte: il tirreno