Flussi regionali per gli immigrati Zaia e il Pd promuovono la Cgil

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neworacle
00mercoledì 21 aprile 2010 01:58
Ma Confturismo e Coldiretti avvertono: i disoccupati rifiutano certi lavori

VENEZIA — Fermare l’ingresso (ormai prossimo) dei lavoratori stranieri stagionali, per impiegare tra spiagge e campi quelli che già sono qui, disoccupati e a rischio clandestinità. La proposta di Paolino Barbiero, segretario della Cgil di Treviso, raccoglie consensi a destra, sinistra e nella stessa Cgil, che pure in passato non lesinò aspre critiche alla visione «eretica» del suo segretario. Di più, il leader regionale del sindacato, Emilio Viafora, rilancia la proposta di modellare i flussi su base regionale, subito accolta dal Pd: «Mi pare un’idea di buon senso» commenta infatti Laura Puppato,mentre il governatore Luca Zaia promette: «E’ una questione di cui mi occuperò presto, avviando un confronto con i sindacati e le associazioni di categoria».

Per Zaia «il ragionamento di Barbiero non fa una grinza» e ricorda: «Il lavoro è in cima alle mie priorità. La questione è complessa ma va affrontata in fretta, perché non possiamo continuare ad alimentare la disoccupazione ». Quanto alla stilettata di Barbiero, che ha ricordato come la maggior parte dei lavoratori stagionali sia utilizzata in quella terra di conquista leghista che è l’agricoltura, Zaia chiosa: «Il settore, in Veneto, è tra i più avanzati del Paese, e come tale attira lavoratori da ogni dove, ma vive comunque una crisi grave, riflesso di quella internazionale. Dunque non mi stupisce che la combinazione di questi due aspetti finisca per creare contraddizioni più marcate che altrove». E proprio per rispondere alle «reali esigenze del territorio», Emilio Viafora, segretario regionale della Cgil, propone di rivedere su base regionale i flussi d’ingresso, stagionali e non («Anche questo è federalismo»), così da evitare «un turn over insensato, che non finisce mai. Verifichiamo di che cosa hanno bisogno le imprese, quanta gente, quali professionalità - spiega Viafora - e confrontiamo questi numeri con quelli dei disoccupati a disposizione. Solo allora saremo in grado di definire con esattezza il numero delle persone da chiamare. Poi servono politiche di lavoro attive e l’immediata sospensione della Bossi-Fini, che giorno dopo giorno ingrossa le fila dei clandestini».

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, qualche giorno fa aveva tenuto a precisare che, d’accordo col collega dell’Interno Roberto Maroni, sarebbero stati fermati gli ingressi per il lavoro subordinato, non gli stagionali, «perché comunque si tratta di persone che restano qui solo per un tempo determinato». In realtà, l’esperienza insegna che la maggior parte di loro rimane in Italia, una volta scaduto il contratto (ed il permesso di soggiorno), come sa bene Laura Puppato del Pd che difatti chiede di «non alimentare false speranze, perché la situazione è già abbastanza difficile così com’è». Poi aggiunge: «Gli arrivi general generici non servono a nessuno, anche perché col passare del tempo molti disoccupati si stanno convincendo a tentare lavori più umili. Io stessa ho suggerito ad alcuni di loro, venuti a chiedere aiuto in municipio a Montebelluna, di rivolgersi alle spiagge, per vedere se c’è qualche possibilità, almeno per l’estate». Non devono aver seguito il consiglio, s’è vero quel che dice il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli: «Sono felice che la Cgil abbia abbandonato l’internazionalismo di un tempo e noi saremmo più che contenti di poter assumere i disoccupati, meglio se italiani, così da garantire un servizio di qualità, purtroppo però non c’è nessuna coda alle nostre porte, solo gli immigrati accettano di fare certi lavori, anche se ben pagati. Insomma, siamo alle solite». D’accordo il presidente di Coldiretti Giorgio Piazza che parla di «scarse vocazioni» e avanza un’altra ipotesi: ingressi nominali. «Per i raccolti stagionali si presentano in azienda quasi sempre le stesse persone, anno dopo anno - spiega Piazza - si potrebbero limitare i flussi a questa manodopera fidelizzata, riducendo così l’impatto dei nuovi arrivi ».

Fonte: corriere.it
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